Toglieteci tutto ma non i piedi!
Riflessione semiseria sul femminismo ai tempi dei social
Questa è la settimana degli articoli seri! Dopo quello di lunedì sulla follia di Trump, oggi tocchiamo un altro tema “sensibile”. La nostra voglia di scrivere a tal proposito nasce come provocazione e/o risposta ai contenuti che ci martellano quotidianamente sui social: la gente che usa il proprio corpo come leva di engagement.
Adesso, sappiamo perfettamente che il mondo dei social (= Instagram) è costruito sull’immagine. Quindi non ci scandalizziamo di fronte a chi sfrutta la propria immagine per avere successo, anzi!
In realtà tutto l’attuale sistema commerciale è basato essenzialmente sull’immagine.
Questa grande verità ai tempi dei social come dato di fatto ci fa riflettere. Noi siamo confusi🤔. Ma prima di addentrarci in chissà quali teorie sociali, mettiamo subito in chiaro che sappiamo bene che Instagram, TikTok, YouTube e Internet non sono altro che un grande bazar. E per quanto ci piaccia raccontare storie sul progresso, sulla cultura, sulla community, la verità è semplice: funziona chi sa vendersi.
È così che siamo arrivati alla domanda qui sotto, che ci tormenta da tempo e a cui non riusciamo a dare una risposta:
Esiste un confine etico da non oltrepassare, oppure vale tutto?
Essere “gente moderna” non ci toglie gli istinti animali che ci guidano. Siamo attratti dalla carne, pelle, piedi, glutei, caviglie, sorrisi, addominali, peli, tacchi, labbra e tante altre cose. Sono immediatamente e istintivamente attrattivi. L’algoritmo lo sa, così come lo sa chi sfrutta l’algoritmo. Almeno su questo penso tutti siano d’accordo.
Quello che manca oggi è l’onestà di dire le cose come stanno
La parte fastidiosa non è il fenomeno in sé. È la totale mancanza di onestà. Tutti fanno finta di nulla, come se non stessimo guardando esattamente quello che stiamo guardando. Fingiamo che siano contenuti “normali”, quando normale non è. E non nel senso morale, ma nel senso realistico: nessuno guarderebbe certi video in TV dal divano di casa insieme ai genitori. Nessuno!
Un esempio perfetto è la sezione Pools, Hot Tubs and Beaches della nota piattaforma di streaming Twitch. Questa categoria nata anni fa, ha da subito suscitato molte critiche. Com’è possibile che una piattaforma nata per lo streaming dei videogiochi si sia trasformata nell’anticamera di un sito porno? Che cosa è lecito mostrare ad un pubblico di minori senza restrizioni? Beh, secondo Twitch questo è intrattenimento.
Al momento della scrittura di questo articolo, questi sono un paio di esempi di content creator live.
La prima, acqua e sapone si mostra con innocenza e dolcezza (ma comunque 💦 GET DRAINED), la seconda in mutande e reggiseno va a sussurrare e baciare un microfono . Entrambe ovviamente sono family friendly. Si sa che chi le guarda lo fa perché sono simpatiche e per quello che hanno da dire, non perché sono dei giovani maschi arrapati. Chi le scrive “se fai così svengo” ci fa capire bene la cosa.
Il problema non è loro, che fanno il loro lavoro. Il problema è che dobbiamo fingere che non sia quello che è. Questo teatrino di finta innocenza ha rotto.
Quando PewDiePie iniziò a fare streaming, non esisteva un sistema per le donazioni o abbonamenti. Si doveva filmare, caricare e sperare che la gente lo guardasse. Più visualizzazioni comporta più ricavo. Il contrasto con oggi è netto: ti compri due gadget su Amazon e ti trasformi in una macchina di monetizzazione che campa su ammiccamenti e interazione a pagamento. Tutto legittimo, ci mancherebbe, ma facciamo il favore di chiamarlo per quello che è.
L’incrocio col femminismo
Femminismo: il femminismo è una gamma di movimenti sociali, movimenti politici e ideologie che mirano a definire e stabilire l’uguaglianza politica, economica, personale e sociale dei sessi. — (Wikipedia)
Il femminismo ha lottato per il voto, per i diritti civili, per l’accesso al lavoro, per l’autonomia sul proprio corpo. Diritti fondamentali che, nel mondo occidentale, sono stato raggiunti nella maggior parte dei casi.
Oggi giorno c’è ancora chi si batte per una rappresentazione maggiore o per ridurre il gap salariale percepito (e fa benissimo), ma online la sensualità e la narrativa personale hanno preso il sopravvento. E così arriviamo al punto chiave di tutto questo discorso:
Da un lato si rivendica la libertà di mostrarsi come si vuole, dall’altro si usa quel corpo come fonte di valore economico.
Volendo essere maliziosi, potremmo parlare di ipocrisia, volendo essere gentili, cinismo. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.
Non vogliamo neanche parlare di tutte le ragazze che si filmano in palestra mentre si allenano mettendo in mostra i ciapet con leggings rigorosamente superattillati.
C’è un content creator, il mitico Joey Swoll, che si è fatto una reputazione per avere buon senso e dire basta a tutte quelle persone (uomini e donne) che si comportano in maniera insopportabile in palestra, dipingendo sguardi fugaci come “mi sta mangiando con gli occhi” o esigendo che i presenti stiano fuori dall’immagine.
Ma lasciamo perdere questa nicchia di poveretti, qui siamo su Substack e vogliamo dedicarci a contenuti più intellettuali. Passiamo ai piedi👣.
Finché sei in palestra o a leccare microfoni, è chiaro che stai facendo e perché lo fai. Esistono però innumerevoli account più intellettuali che però sfruttano ancora l’immagine. Magari parlano di letteratura però lo fanno mettendo rigorosamente in mostra la scollatura o i piedi e dando luogo a un movimento che potremmo chiamare feticismo letterario. È ovvio che sia una strategia pura: il contenuto di “alto livello” ti dà credibilità, il corpo “sex appeal” ti dà engagement. Questa formula ti porta maggiori visibilità, like e follower = più ritorno personale.



Esiste un minimo comune denominatore a tutto questo? Sicuramente la voglia (o bisogno) di essere ammirati e apprezzati è una componente, probabilmente la prima che (in)consciamente vogliamo soddisfare. Ma la fame vien mangiando. Nel momento in cui si comincia a monetizzare, l’apprezzamento fa piacere si, ma si inseguono i numeri.
E un’ ecosistema dove tutto diventa monetizzabile, poteva mancare una piattaforma ad hoc per questo? Ecco che nasce OnlyFans.
Mercato della carne
Sebbene la piattaforma OnlyFans permetta a chiunque di iscriversi e pubblicare contenuti a pagamento per i propri fan, la stragrande maggioranza degli utenti la usa per contenuti 🔞.
I più acculturati di voi conosceranno Bonnie Blue che ha fatto una vera e propria maratona, facendo “sesso” con 1057 uomini in 12 ore (una media di 40 secondi a testa). Ci hanno fatto pure un documentario con lei che piangeva alla fine, esausta da questa prestazione, sopraffatta dalle emozioni.
Ci ha fatto particolarmente sorridere il commento di Andrew Tate su questa donna, simbolo (secondo lui) del femminismo moderno. Per cui nutre tanto rispetto e che non fa niente di male.
Vendere il proprio corpo è redditizio e alimenta la narrativa dei soldi facili. Basta essere belli e il gioco è fatto. Come ogni mercato, la concorrenza è spietata. Devi inventarti performance estreme. Alla fine è pesante come qualsiasi altro lavoro.
Ovviamente c’è anche chi lo usa perché costretto ad arrotondare. Magari ricorderete la vicenda della maestra d’asilo che è stata licenziata per avere un profilo OnlyFans. Questo episodio è il simbolo del caos morale che viviamo oggi.
Da una parte la libertà individuale, dall’altra la reputazione sociale, dall’altra ancora la triste verità dei salari bassi. Tutti guardano la cosa sbagliata. Il problema non è che l’insegnante avesse un profilo. Il problema è che il sistema ti spinge a monetizzare il corpo perché lavorare non basta più.
E poi ci sono i piedi. FeetFinder è il punto di arrivo di questa spirale. Un sito dove puoi vendere foto dei tuoi piedi come fossero opere d’arte. 🤮
In ogni caso, siamo essere umani. Per quanto ci sforziamo di usare il cervello, le pulsioni animali ancora ci controllano e dobbiamo farcene una ragione. Essere onesti non significa stare da una parte o dall’altra, ma semplicemente dire le cose come stanno. Possiamo discutere all’infinito di libertà, emancipazione, patriarcato e progressismo. Ma il fatto resta che questa immagine di donna “libertina” e “disinibita” spinta dai social secondo noi va ad abbassare gli standard della donna e gioca ancora a favore dell’uomo.
Riconosciamo che sia una trovata geniale fare proseliti per l’indipendenza femminile che produce donne facilmente abbordabili da ogni uomo.
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